Biography

“Gay and the city” è molto più che una semplice trasposizione dell’ormai famoso telefilm ad un’ambientazione gay, sono scorci di vita reale di persone in carne ed ossa, specialmente di quattro ragazzi che, in un modo o nell’altro, sono l’immagine riflessa dei personaggi principali.

E’ cosi che compaiono Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha, ad essi si aggiunge un piccolo universo di persone che ruotano attorno a loro: Stanford, Anthony, Mariah, Aidan e così via.

La nostra Samantha è un ragazzo di 23 anni dalle incredibili similitudini con la versione originale, specialmente nel linguaggio molto colorito di cui è dotato. E non solo quello…

Miranda, manager in carriera, ma che cerca in ogni modo di tenere vita privata e lavoro ben separati, spesso prediligendo il secondo, è un vero amico, sa essere presente ogni volta che qualcuno ha bisogno.

Charlotte, il nuovo acquisto del gruppo, è un ragazzo solare, divertente e con una classe decisamente adatta al suo ruolo. Ora è presto per parlarvi meglio di lui, ma rimedieremo quanto prima,

Carrie, ora tocca a me, in perenne ricerca dell’amore vero, nel mentre vivo la mia vita circondato da questi pazzi scatenati, mie ancore di salvezza. Un bacio a tutti loro, è il minimo che possa fare per dirvi grazie.

Siamo anche su Facebook, cercate le pagin “GAY and the CITY” e “Carrie Gay and the City” oppure chiedete l’amicizia a “Carrie Gayandthecity”.

Mentre sta per essere pubblicato il mio primo libro “Gay and the city”, mi sto già scatenando a scrivere il secondo, il cui titolo è merito di Miranda!

Content

Carrie: CARNEVALE

giovedì 23 febbraio 2012 0 commenti

Sabato scorso ho nutrito un irrefrenabile istinto omicida nei confronti di Miranda.
Non avevo nessuna voglia di uscire stasera, ma dopo una sua lunga insistenza alla fine ho ceduto.
"C'è la serata in maschera, i temi sono Burlesque e Lady Gaga, i colori: nero e rosso".
Due le considerazioni immediate:
1-dirmerlo prima no?
2-adesso che cavolo mi metto??
Rovista, rovista, certe volte ho come l'impressione che nel mio armadio sia racchiuso il deserto del Gobi, eppure ci sono migliaia di vestiti lì dentro.
Alla fine ho optato per quella che era la "divisa" del Dok: giacca e pantalone gessato, camicia nera, maschera di metallo in metallo nero con Swarovski e tacco 15 rosso.
Miranda, in perenne ritardo, è passato a prendermi che ancora doveva prepararsi, così siamo andati a casa sua.
Camicia nera, jeans nero, scarpe nere e una mascherina rossa comprata al supermercato.
Tutto lì?
Non pretendevo un costume da gladiatore romano, ma qualcosina di più scenografico sarebbe stato gradito.
Appena arrivati avvertivo una sensazione d'inadeguatezza: tutti quelli che si stavano avvicinando all'ingresso del locale non erano in maschera.
Ecco fatto: mesi a costruirsi una reputazione buttati nel cesso.
Eppure in altre serate a tema i gay si erano sbizzarriti nei modi più disparati, stavolta invece nulla.
Riusciamo a rasentare il ridicolo nei Gay Pride ma diventiamo bacchettoni a Carnevale?
Il mondo sta decisamente andando a rotoli, per lo meno quello homo.
Oltretutto stasera c'è anche Pesciolino, ha deciso di superare il confine regionale e venire al Red.
L'incontro è stato a dir poco asettico: ore a parlare per telefono ma poi?
Si esaurisce tutto in un "ciao" e qualche dialogo di cortesia?
Confidando che sia stato tutto a causa dell'imbarazzo per l'incontro di persona, ho continuato la mia serata.
Mi sono rifugiato nel mio solito angolino, nel caos ho un angolo di pace e tranquillità tutto mio all'interno della sala fumatori.
Il Red non è di certo il mio ambiente, è un tipo di locale in cui dubito altamente di poter incontrare Mr. Big.
Credo sinceramente che sarà la mia ultima presenza qui, sono sempre stato capace di adattarmi a qualsiasi ambiente, ma qui no, l'essere in un posto il cui principale compito è quello di fornire uno spazio per scopare non è il mio ambiente.
Io non sono così e non cerco quello.
Cosa ci faccio qui?
Cosa può esserci per me?
Nemmeno la musica mi piace, va bene che uscire può essere solo una cosa positiva ma...
Ecco Miranda, mi ha appena pronunciato le parole magiche: "Andiamo? Io mi sono già rotto!", per 5 secondi l'ho amato alla follia, strano come in poco tempo gli istinti omicidi possano mutare così radicalmente.
Così termina la mia esperienza nei locali con dark, o per lo meno la mia permanenza al Red, la prossima volta mi ci dovranno trascinare in catene, o forse no?
Purtroppo le parole di Miranda sono state dette al vento, eccolo infatti rilanciarsi nella mischia ed io tornare a scrivere, ma, stanco di starmene lì seduto, decido di fare un giro nel locale.
Da un lato sembrava che la maschera stesse facendo il suo lavoro, molti mi guardavano e sorridevano, un paio persino mi si sono avvicinati per salutarmi mentre andavano via, senza nemmeno sapere chi fossero.
Al tempo stesso credo che i tacchi li spaventino, inibendo ogni loro possibile tentativo di conoscenza più approfondita.
L'unico meritevole di attenzioni che mi ha avvicinato, ha ben pensato, dopo soli cinque minuti, di chiedermi: "Allora, facciamo un salto in dark?".
Meglio tornare nella saletta, fumarsi una sigaretta ed aspettare che Miranda si decida.
Ci sono voluti quasi tre quarti d'ora perché comparisse di nuovo, giusto in tempo per presentargli una mia vecchia conoscenza di chat che avevo ritrovato lì quella sera.
Cavolo, ne è passato di tempo, eppure lui sembra ancora lo stesso di dodici anni fa, eccetto qualche rughetta in più.
Era lì con due suoi amici: un ex con cui era rimasto in buoni rapporti ed un etero.
Al solo sentire pronunciare la parola "etero" Miranda è imbizzarrito e ci si è lanciato.
Non sono riuscito a capire se fosse stato per il suo aspetto, dopotutto era un bel tipo decisamente molto sexy, oppure solo il fatto che rappresentasse il frutto proibito.
Proprio pochi giorni prima avevamo discusso di quanto fosse stato facile per me in passato riuscire a sedurre un etero facendo leva sulla sua curiosità.
Ed ora eccolo lì, a ridere e scherzare non senza una certa dose di provocazione: ma ci sta davvero provando con lui o sono i fumi dell'alcol?
Non mi sembrava che avesse bevuto poi così tanto.
Il mio amico è andato in bagno ormai da un'ora, è palese a tutti che il suo "Vado in bagno" era un messaggio in codice per dire "Vado a farmi qualcuno in dark", Miranda ha continuato a ronzare attorno al tipo come un'ape fa con il miele ed io sono rimasto a chiacchierare con l'ex ora grande amico.
Ci siamo raccontati a vicenda come l'avessimo conosciuto, di come entrambi ne fossimo rimasti folgorati a prima vista, di come io abbia poi dirottato la conoscenza verso una semplice amicizia (visto che si era poi scopato uno dei miei più cari amici del tempo) e come lui fosse riuscito a mettercisi insieme.
Recuperato l'assenteista dalla dark, alla fine ci siamo diretti verso la macchina, dove mi sono immediatamente messo un paio di scarpe normali che avevo portato con me.
Durante il viaggio di ritorno io e Miranda abbiamo parlato a lungo, sia della serata che delle nostre vite in generale.
Ci siamo soffermati soprattutto su una sua domanda: "Ma perché la gente non ci prova con me?".
Personalmente credo che la risposta alla sua domanda stia nel modo di comportarci all'interno del locale.
Io, da sempre preda, sono conosciuto da molti ragazzi, ma al contrario io di pochi conosco il nome o il nickname di chat, quindi appaio come quello tranquillo, un po' in disparte, la classica persona da abbordare.
Miranda, invece, è amico del mondo ed il mondo è amico suo, la sua grande esuberanza probabilmente lo rende agli occhi dei più come il cacciatore, aspettandosi di conseguenza di venire abbordati da lui e non il contrario.
Ho visto i giochi di sguardi che mi sono stati lanciati ed ai quali ho risposto, oppure quelli a cui io stesso ho dato il via.
Forse questo passaggio Miranda l'ha saltato di netto, aspettando che qualcuno si facesse avanti senza prestare attenzione ai dettagli iniziali.
Alla fine la serata si è salvata sul finale, chissà sabato prossimo dove andremo, stavamo pensando di cambiare un po' aria.

Carrie

Carrie: UNA TAGLIA SU CUPIDO

martedì 14 febbraio 2012 0 commenti
Si, avete capito bene, alla stregua dei peggiori criminali sulla faccia del pianeta, bisognerebbe mettere una taglia su Cupido per come svolge il suo lavoro.
Sarà anche la sua festa, ma il suo modo di lavorare è altamente discutibile.
Quante frecce ha lanciato contro ognuno di noi senza però fare altrettanto con la persona per cui batteva il nostro cuore?
Non è forse terrorismo questo?
In questo suo gioco perverso, sembra poi che pianifichi tutto, al solo fine di farti arrivare a San Valentino perennemente single.
Abbiamo smascherato Cupido.
Sotto quel suo aspetto angelico si nasconde in realtà un diavoletto sadico e perverso, che al posto di frecce dell'amore lancia piccoli forconcini camuffati.
Scherzi a parte: i miei più sentiti auguri a tutte le coppie d'innamorati con tanto affetto e molta invidia.
Noi, povere creature single, potremo festeggiare domani in occasione di San Faustino.
Una raccomandazione: se a qualcuno venisse mai in mente di mollare il fidanzato proprio oggi, avvisatemi e corro immediatamente lì.
Non si può essere così bastardi da fare un gesto simile e, avendolo vissuto in prima persona anni fa, vi aiuterò volentieri a prenderlo a bastonate.
Confidando di poterlo festeggiare il prossimo anno, adesso penso a cosa organizzare per domani.

Carrie

Per finire vi dedico questa canzone.

Carrie: USCIRE FA BENE

domenica 12 febbraio 2012 2 commenti
Chi l'ha detto che uscire con un proprio ex, che ancora ti viene dietro, sia rischioso?
La cosa peggiore che potrebbe fare sarebbe il cercare di baciarmi ed Alexander bacia veramente bene.
Per lo meno un anno fa, ma non credo sia possibile dimenticarsi come si fa.
Un semplice pranzo tutto qui, gli avevo chiesto un favore ed il prezzo che ho dovuto pagare è stato il dover accettare un semplice invito.
Credo proprio che dovrei chiedergli favori più spesso.
In fin dei conti lui mi è sempre restato accanto, sia nei momenti belli che in quelli brutti, fa sempre piacere rivedere il proprio angelo custode.
È lusinghiera l'idea di qualcuno che ti ama da 12 anni incondizionatamente, un ragazzo bellissimo, generoso, altruista, premuroso e molti altri aggettivi uno più positivo dell'altro, nonché ricco.
No, non sono uno di quei ragazzi superficiali che, per prima cosa, ti chiedono l'estratto conto.
Non sono nemmeno lontanamente paragonabile a qualcuno di mia conoscenza che confonde il significato della frase "Io ti amo" con quello di "Tesoro mi compri quello o andiamo via per il fine settimana? Tanto tu hai i soldi".
Che tristezza, quanta pochezza in questi animi.
Ma Alex no, per tutto il pranzo non ha fatto altro che chiedermi come procedesse la mia vita e sorridere per ogni cosa che dicevo.
So che in fondo non è stato corretto, ma ci siamo ripromessi di essere sinceri l'uno con l'altro ed esprimere liberamente le nostre emozioni.
Così, quando gli ho parlato di "Pesciolino", lui ha sfoderato un bellissimo sorriso ed io so in cuor mio che non era dettato dalla circostanza, ma era felice per me e del fatto che qualcuno mi interessi realmente.
Stasera, invece, sono uscito con Miranda.
Quello che doveva essere un semplice incontro pomeridiano per una cioccolata calda si è trasformato in un doppio Cosmopolitan più cena cinese.
Gli ho consegnato una copia della versione finale del libro e subito ha iniziato ad agitarsi ed a urlare nel locale.
Essendo il marketing manager del progetto, o come lui stessi di è definito il marchetting manager, si è messo subito all'opera in qualità di pr e, nel giro di mezz'ora, altre 6 persone sapevano dell'esistenza del manoscritto e di tutti i dettagli principali.
Comprese due ragazze, di cui una tedesca da poco arrivata a Bologna, che sono state elette vittime ideali dell'euforia mirandiana.
Sfrutto questo spazio per augurare il mio personale"Benvenuta a Bologna" a quella ragazza, sperando che non fosse il suo primo giorno qui o chissà quale idea si sarà fatta sui gay bolognesi.
Ora sono quasi arrivato a casa e...mi sento bene.
Queste due uscite mi hanno ridato molta forza.
Ora sono a casa, finalmente al caldo e nella sicurezza delle mure domestiche.
Come mi sento?
Non lo so nemmeno io, di per certo non vedo l'ora di salire su un treno per andare a Mestre ed incontrare Pesciolino, uscire con tutti i miei amici, riprendere i contatti con quelli da tempo messi in disparte.
Ho una voglia matta di rilanciarmi nel mondo.
Miranda stasera era un po' giù, mi spiace per lei perché ogni volta che usciamo riesce a farmi sentire meglio, ma lui no, a quanto pare le risate che si fa con me non sono sufficienti ad alleviare i suoi problemi.
Mi sento un po' un parassita in questo caso: io che ne esco positivamente, carico di voglia di fare e di essere, lui che arriva giù di morale ed a fine serata è sempre così.
Anch'io qualche tempo fa ero nella medesima situazione, stavo ancora cercando di riprendermi dallo tsunami Mr. Micro.
Forse anche lui ha uno scheletro nell'armadio che fatica ad affrontare.
Siamo veramente noi a causarci i problemi o forse sono invisibili strascichi del nostro passato a sovraccaricare le nostre emozioni?
Se così fosse, il bagaglio che ci portiamo dietro aumenterebbe con gli anni e ci impedirebbe di vivere in maniera spensierata e spontanea ogni nostro singolo giorno.
Io spero non sia così, anche perché non saprei il perché di questo mio equilibrio.
Per ora mi limito a sorridere al mio futuro, con Pesciolino o meno (certo che se fosse "con" sarei molto più contento), guardando avanti lanciando solo qualche occhiata al mio passato come monito per i giorni a venire.

Carrie

Carrie: DIO BENEDICA IL TELEFONINO

venerdì 10 febbraio 2012 0 commenti
Le ultime generazioni non capiranno mai quali rivoluzioni ci sono state nei nostri modi di vivere.
Andando a ritroso si parte dall'invasione delle nostre vite ad opera di internet, le e-mail e le community online, passando poi per i DVD, i treni veloci e così via, fino ad arrivare a quella che, a mio parere, è stato lo stravolgimento più radicale di tutti: la comparsa del cellulare.
A malapena riesco a ricordare come siamo potuti sopravvivere in un sua assenza, o meglio, me lo ricordo per gli urli che mia madre faceva ogni volta che arrivava una bolletta del telefono fisso.
Mi sembra ieri il momento in cui lei entrò in casa e mi diede quella scatola in mano con su scritto Timmy: un vero e proprio mattone nero, pesante, enorme, uno schermo in cui persino il punto era graficamente orrendo e, come se non bastasse, senza nemmeno avere un po' di "campo".
Si, mi aveva regalato un cellulare, ma dove abitavamo al tempo non c'era ancora il segnale, la copertura si limitava solo alle città ed ai paesi con più di trentamila abitanti.
In pratica potevo usarlo solo quand'ero a scuola o in giro per Bologna, cosa quest'ultima che non mi entusiasmava particolarmente, il più delle volte non volevo che si sapesse dove mi trovavo in quel momento.
Quel piccolo apparecchio dal peso assassino avrebbe, presto o tardi, cambiato radicalmente gli usi e costumi, non solo miei, ma di tutti gli italiani.
A quel tempo, nelle mie innumerevoli amicizie, contavo solo altre due persone che l'avessero, quindi una ricarica mi durava in eterno.
Per non parlare dei prezzi: potevo chiamare, senza spendere un capitale, solo dopo le 8:00 di sera e la domenica.
Mi sono sempre detto che il nome del mio piano telefonico non fosse esatto: più che "tariffa rossa" dovevano chiamarlo "tariffa allarme rosso".
Col tempo abbiamo imparato ad usare gli sms, personalizzare le suonerie, scoprimmo le cover per dare al nostro nuovo telefonino un'immagine sua esclusiva, fino ai giorni d'oggi in cui, nonostante le riduzioni di peso e dimensioni, abbiamo degli strumenti d'uso comune ed indispensabili alla nostra stessa esistenza: collegamento ad internet, gestione multipla di caselle e-mail, applicazioni personalizzabili, video chiamate, mms, navigatori satellitari integrati,...
Se scoppiasse una nuova guerra ed il mondo fosse catapultato indietro di duemila anni, quale sarebbe per noi la tragedia maggiore: tornare ad imparare a cacciare, coltivare la terra e vivere in capanne, oppure dover rinunciare all'uso del telefonino?
Ci siamo talmente legati ad esso che è diventato un vero e proprio compagno d'avventure.
È sempre lui ad assistere alla nascita dei nostri amori, ad ascoltare le lunghe telefonate, le discussioni e le rotture, è il primo a raccogliere le nostre lacrime ed i nostri sfoghi.
C'è sempre lui in mezzo, come una sorta di aiuto regista che rimane nell'ombra.
Quanti di noi hanno lasciato, o sono stati lasciati, con una telefonata o con un sms?
Di sicuro posso dire una cosa: ci vorrebbe una legge per impedire di essere mollati via sms, con una pena severissima.
Dovrebbe essere considerato alla pari di un crimine contro l'umanità.
Il cellulare è si un mezzo di comunicazione, ma certe cose andrebbero dette di persona, non nascondendosi dietro un display.
Proprio in questi giorni ne sto facendo un uso sfrenato (io poi ne ho due) grazie alla conoscenza con un ragazzo.
Lui non sta a Bologna, quindi sto pianificando un mio imminente viaggio a Mestre ed il cellulare è un ottimo sistema per mantenere i contatti con lui.
L'ho ribattezzato "Pesciolino" per via del suo segno zodiacale, non che io dia peso all'astrologia, ma partire sapendo che toro e pesci hanno una forte alchimia di certo rasserena.
So ancora poco di lui e del suo carattere, ad ogni telefonata scopro sempre qualcosa in più, sia in senso positivo che negativo.
Giusto due sere fa c'è stata l'ultima telefonata, la cui durata è stata di un'ora, undici minuti ed undici secondi. Se l'avessi voluto fare apposta non ci sarei riuscito.
È divertente, affabile e molto schietto, apprezzo molto chi ha il coraggio di dire quello che pensa rischiando d'inimicarsi il suo interlocutore.
Non è per certo perfetto, non lo è nessuno.
So che non adotterebbe mai un bambino, su questo punto la pensiamo in modo diverso e che preferisce il freddo al caldo, mentre io l'esatto contrario.
Bologna-Mestre, è una bella distanza, se fossimo a metà degli anni '90 come avremmo potuto restare in contatto così stretto?
Probabilmente avremmo dovuto ricorrere al telefono fisso o, peggio ancora, alle lettere, in ogni caso la conoscenza di una telefonata sarebbe equivalsa a due mesi di corrispondenza.
Forse non ci saremmo nemmeno conosciuti, il tutto è partito da un sito d'incontri online.
Nonostante la nostra vita sia condizionata dai cellulari, di cui ormai siamo totalmente dipendenti, per certo ci hanno aperto numerose strade che altrimenti non avremmo mai potuto percorrere.

Carrie

Carrie: CI VUOLE STILE IN TUTTO

domenica 5 febbraio 2012 0 commenti
Quante cose ci accomunano tutti: mangiamo, facciamo la spesa, lo shopping, i regali di natale e così via, fino agli scherzi telefonici.
Negli ultimi tempi un gruppo di ragazzine ha deciso di tempestare di chiamate l'hotel dove lavoro, è quasi apprezzabile l'impegno che ci mettono nell'ideare sempre nuovi tipi di burla.
Prima, semplici telefonate con proposte di pagamento in natura in sostituzione della carta di credito a garanzia, poi, piano piano, gli scherzi hanno cominciato ad essere più elaborati.
Peccato che ormai conosca bene quella voce, per di più le risatine di sottofondo sono il loro classico biglietto da visita.
Non c'è che dire: anche negli scherzi telefonici ci vuole stile perché riescano alla perfezione.
Chi da piccolo non ne ha fatti?
Se ricevessi il rimborso delle spese telefoniche pagate per farli, oggi il mio mutuo sarebbe molto più leggero.
Un paio di giorni fa, durante l'ennesima telefonata, ho sentito una delle voci di sottofondo pronunciare sottovoce il nome "Martina".
Non potevo avere la certezza matematica che fosse il nome vero o, per lo meno, quello della mia regolare interlocutrice, ma poteva tornarmi utile.
Infatti stasera sono tornate alla carica.
"Buona sera, volevo chiedere alcune informazioni per prenotare una camera matrimoniale per me e la mia compagna, aspetti che gliela passo" continuò questa, senza rendersi conto che avevo un asso nella manica.
Intanto il classico sottofondo era tornato a farci compagnia.
"Salve, io e la mia fidanzata ci vorremmo sposare, sa siamo due donne".
La mia risposta fu molto fredda e distaccata, la stessa che avrei dato a qualunque altro cliente: "Avete già in mente una data?".
Avendo disilluso ogni loro aspettativa con chissà quale mia reazione, fu costretta a passarmi nuovamente la prima interlocutrice.
"Scusi ma la mia fidanzata è molto timida, stava dicendo?".
Ecco il momento perfetto per fare la mia mossa.
"Martina, adesso basta, chiamo sul cellulare i tuoi e gli racconto dei tuoi scherzi telefonici!", speravo di aver capito bene il nome gettandola nel panico più totale e infatti...
"Ma chi sei? Ti conosco? Ti prego, non dire nulla, non mi faranno più uscire per il resto dell'anno. Ti prometto che non lo farò più.", il panico ormai aveva avuto la meglio perfino sulla sua voce, divenuta all'improvviso seria e tremolante.
"Certo che ti conosco, da quando eri appena nata. E adesso li chiamo, non puoi assillare la gente mentre lavora per divertirti." e, detto questo riattaccai il telefono.
Ovviamente non ci fu nessuna telefonata a chissà chi, ma mi piace pensare a Martina che, rientrati i genitori, si lancia autonomamente in una confessione preventiva per alleggerire la punizione, mentre loro la guardano con aria perplessa.
Almeno farò risparmiare loro un po' di soldi in bollette telefoniche.
Ci fu un altro genio degli scherzi qualche anno fa, sempre una ragazzina che chiamò ed a metà scherzo decise di passare a offese e bestemmie.
Unico problema: il suo numero era lì, immortalato nel display del centralino, si era dimenticata di nasconderlo.
Me lo segnai, lo composi sul cellulare nascondendo il mio e sentii una voce titubante dire un flebile "Pronto?".
Era in mio pugno.
"Parto subito dicendoti che molestare ed ingiuriare le persone per telefono è un reato. In più hai ancora molta strada da fare, prima che tu riesca a fare uno scherzo decente. Per finire un consiglio: la prossima volta ricordati di nascondere il numero, perché, la prima volta che risento la tua voce, lo consegno alle autorità mentre sporgo denuncia.".
All'improvviso una voce adulta e maschile disse "Si può sapere cosa vuole da mia figlia? Potrei denunciarla", evidentemente il padre, entrato nella stanza di sua figlia, l'aveva vista pallida ed in preda a chissà quali timori.
"Perfetto signore, proprio con lei avevo bisogno di parlare. Sua figlia non solo si diverte a fare scherzi telefonici, ma li termina bestemmiando e lanciando offese. Sono io che posso procedere a denuncia in quanto pubblico ufficiale".
È vero, l'avevo gonfiata un po', ma il fine giustifica i mezzi.
L'unica cosa che riuscì a sentire prima delle sue interminabili scuse fu: "Io ti stacco la testa!".
Tutti abbiamo fatto degli scherzi, alcuni davvero stupidi, ma queste nuove generazioni sono davvero così prevedibili e prive di quello stile passato.
Che sia il caso di rilanciare la moda degli scherzi anni '80?

Carrie

Carrie: DUE VITE A CONFRONTO

sabato 4 febbraio 2012 1 commenti
Domenica sera, dopo il lavoro, sono uscito con Miranda ed una parte della nostra compagnia di amici.
Per me è stata solo una breve tappa in pizzeria, giusto il tempo per un limoncello, per loro un vero e proprio pasto.
Di ritorno a casa, io e Miranda ci siamo fermati nel parcheggio a parlare di noi e delle nostre aspettative dal futuro.
Ciò che ne è risultato non posso definirlo un quadro piacevole, sono arrivato a sentirmi perfino un po' in colpa.
Viviamo nella stessa città, ma in due dimensioni completamente contrapposte: io, dichiarato e completamente libero di essere ciò che sono, Miranda, manager in carriera, occupato a scegliere sempre la strada giusta per non mettere in discussione il lavoro di anni d'impegno e sacrifici.
La mia non vuole essere una critica nei suoi confronti, al contrario, lui è riuscito a fare molto più di quanto abbia mai fatto io.
Quello che mi ha dato da riflettere è stata la fortuna che la mia situazione mi ha regalato.
Io non ho alcun timore, nessuna remora e non devo rendere di conto a nessuno, solo "mamma Cri" è autorizzata ad intervenire nella mia vita perché fino ad oggi è stata la persona che meglio è riuscita a capirmi e comprendere la mia più intima natura.
Talvolta arriviamo a dare per scontato cose che, in realtà, ci sono costate fatica, sudore e scontri con il mondo.
Quando abitavo ancora nell'Appennino, mia madre mi ripeteva ogni volta che io e Mr. Micro facevamo un giro in paese: "Mi raccomando, lo sai che mi conoscono tutti qui, non mettermi in difficoltà, fate i bravi mentre siete in giro".
In realtà tutti sapevano di noi ed avevano imparato a conoscerci e rispettarci, l'unica a crearsi problemi da sola era lei.
Dopotutto era in parte comprensibile: era lei a viverci e non avevamo mai parlato chiaramente di quanti in realtà sapessero del mio essere gay.
La situazione era rose a fiori, ma fino a qualche anno prima avevo combattuto un vera e propria crociata in difesa dei gay.
Avevo vinto la mia guerra, ma ad un prezzo altissimo fatto di lacrime, scherni, l'essere stato quasi strangolato una volta, risate alle mie spalle, isolamento e molto altro ancora.
I carnefici di ieri sono oggi dei conoscenti, dire amici sarebbe troppo, con cui parlo tranquillamente, prendere un aperitivo o salutare per strada quando capita d'incontrarli.
Miranda ha fatto scelte diverse (non ho detto sbagliate) e la sua vita ora ha, di conseguenza, una diversa impostazione.
Spesso si difende dicendo di non potersi esporre troppo, sul posto di lavoro perderebbe di prestigio e credibilità se si scoprisse la sua sessualità.
Questa è una cosa che fatico a comprendere: cosa c'entra chi ti porti a letto con le tue capacità professionali?
So bene quanta fatica, ad esempio, facciano i transessuali a farsi accettare, anche qui nella capitale gay italiana, la gente in merito a questo ancora non capisce.
Ma l'omosessualità oggi è sotto gli occhi di tutti, perfino in certi ambienti lavorativi i gay hanno una maggiore considerazione che gli etero.
Non conosco così da vicino la realtà di Miranda e per ciò non posso( e non voglio )esprimere giudizi, dopotutto se lui dice che la situazione è questa, io sono l'ultimo a poter proferire parola in merito.
Mi auguro solo che un domani anche lui possa avere la sua chance di poter amare ed essere amato a sua volta nel modo più libero possibile.

Carrie

Carrie: L'EGIZIANO

giovedì 2 febbraio 2012 0 commenti
Andare a spasso con Anthony può dimostrarsi un'idea molto pericolosa.
Lunedì siamo andati in centro per fare alcune commissioni, nonostante la neve e la gamba dolorante di Anthony.
Una prima sosta all'ufficio postale, poi un salto al lavoro per ritirare delle cose.
È stato proprio a metà di queste due tappe che lui si è fatto abbordare da un uomo egiziano.
Aveva bisogno di sapere dove fossero delle agenzie interinali in quanto disoccupato.
Spostatisi per evitare di finire sotto un autobus, si sono avvicinati a me, coinvolgendomi nei loro discorsi.
Il classico copione: il vittimismo da nullafacente costretto a dormire in stazione e non sapere come fare a campare, fino alla domanda fatidica "Hai qualche soldo per un panino?".
Abbiamo subito messo in chiaro che non avevamo soldi con noi e, quindi, ogni richiesta era vana.
Sembrava che il discorso finalmente finisse lì, se non fosse che Anthony ha ben pensato di aggiungere la frase "Io sono disoccupata ed abito con lei che è mia sorella".
L'egiziano ha reagito alla frase con una faccia che trasmetteva completamente la propria perplessità sulla frase che aveva appena sentito.
Anthony allora ha cercato di spiegarsi meglio, ma parlava troppo in fretta e lui, era palese, non capiva ciò che gli stava dicendo, così sono intervenuto io.
"Io sono gay, lei è bisessuale".
Semplice, chiaro e conciso.
La sua prima reazione è stata quella di abbordare Anthony.
Chissà perché gli arabi, appena tiri in ballo un discorso inerente la sessualità, subito si esaltano e pensano di avere campo libero per provarci.
Ormai la frittata era fatta ed io mi stavo gustando ogni disperato tentativo di Anthony di liberarsi da quel polpo, non senza qualche risata nascosta dietro una smorfia.
E l'egiziano, in evidente stato di eccitazione mentale, proseguiva con i suoi tentativi di abbordaggio, nonostante che lei continuasse a ripetere "Io sono fidanzata, ho già l'uomo e anche una donna".
Una donna? E da quando?
Cosa non si fa per scrollarsi di dosso una persona indesiderata.
Continuavo a godermi la scena dell'egiziano che stringeva la sua presa sull'argomento e lei che cercava disperatamente ad uscirne fino a che il terzo incomodo non se ne uscì con "Anche lui è bellissimo, mi piace".
E' strano come in un microsecondo si possa passare da innocuo spettatore a vittima solidale.
Subito dopo, però, eccolo mettere le cose in chiaro "Il mio uccello dentro lui va bene, il suo dentro me no".
A Bologna abbiamo un detto per queste situazioni: tutti "busoni" con il culo degli altri.
In una frazione di secondo mi sono sentito eccitato da quella frase, almeno finché non ho guardato di nuovo in faccia l'egiziano, facendomi passare ogni minima voglia di approfondire l'argomento.
Fosse stato il ragazzo che aspettava l'autobus alla fermata poco distante da noi, avrei anche accettato la proposta, ma era tutto un altro genere di persona, ben lontana dai miei canoni estetici, per non dire proprio contrapposti.
Perché, per certe persone, dichiarare la propria sessualità equivale ad un invito a provarci?
A quel punto non mi restavano molte vie di fuga, ma ne avevo serbata una infallibile: "Dai Anthony, andiamo o chiude il negozio in cui dobbiamo ritirare quella roba".
Ero salvo, lo eravamo tutti e due, ora non dovevamo fare altro che allontanarci il più in fretta possibile, lasciandoci alle spalle l'egiziano e le sue voglie ormai dichiarate.
Un altro tassello da inserire nel puzzle dei ricordi, com'essere abbordati in piazza Maggiore e come levarsi da una situazione divenuta spinosa.

Carrie